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Documenti trovati: 2
Termine analitico: Albumina
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| Berselli Silvia | Le stampe su carta albuminata
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La quasi totalità dei positivi ottocenteschi conservati negli archivi è costituita da stampe su carta all’albumina, un tipo di carta nella quale il legante per i sali d’argento è costituito dall’albume delle uova. Rispetto alle carte salate utilizzate in precedenza, la carta all’albumina garantiva, grazie alla compattezza del legante, una superficie più levigata, priva di ruvidità, che permetteva di ottenere stampe nitide e ben contrastate con una migliore definizione nei dettagli. Il primo manuale in Italia a riportare la descrizione di questo tipo di carta e del relativo procedimento di stampa fu il "Plico del Fotografo" di Giuseppe Venanzio Sella nel 1856. Le carte all’albumina, conosciute in numerose varianti, erano impiegato per lo più in abbinamento con negativi al collodio; molto praticato il viraggio. La produzione di questo tipo di carta conobbe un notevole incremento con la diffusione della fotografia stereoscopica, per essere poi sostituite alla fine dell’Ottocento dalle carte a sviluppo alla gelatina
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Archivio e Conservazione
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pagg. 7 - 10
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| Berselli Silvia | La conservazione di stampe su carta albuminata
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Tra i vantaggi delle nuove carte a sviluppo, alla gelatina e al collodio, introdotte sul mercato dal 1880, uno in particolare veniva apprezzato: la loro “inalterabilità” nel tempo. In questo si distinguevano dalle carte all’albumina soggette a sbiadire con il risultato negativo di un progressivo ingiallimento dei toni delle immagini. Rodolfo Namias attribuiva il deteriorarsi delle carte/stampe all’albumina a viraggi imperfetti, fissaggi con soluzioni vecchie o deboli, montaggi su cartoni di cattiva qualità. Qui si descrivono le principali alterazioni a carico delle stampe all’albumina, le cause, i criteri per una corretta conservazione
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Archivio e Conservazione
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pagg. 4 - 8
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