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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Gallo Fausta |
Microrganismi, insetti e materiali fotografici
pagg. 4 - 10
abstract
Esiste un’ampia letteratura che riguarda gli effetti degenerativi a carico dei documenti fotografici dovuti ad agenti fisici (luce, calore e umidità) e chimici (inquinamento atmosferico, sostanze degenerative prodotte da contenitori e materiali non idonei). Scarse per contro le informazioni relative ai danni causati da agenti biologici (funghi e batteri) che invece sono un pericolo serio per le collezioni fotografiche, soprattutto se conservate in ambienti caldi e umidi. Gli agenti biologici possono causare danni di vario tipo e a vai livelli: a carico dell’emulsione, del supporto, dello strato antialo e antigraffio. Tra le cause più frequenti del biodeterioramento, la presenza di spore o uova di insetti e la biodegradabilità dei materiali di cui sono fatti fototipi e contenitori. Tra i prodotti chimici utilizzati per la disinfestazione dei materiali e degli ambienti ha dato ottimi risultati l’ossido di etilene usato in miscela con l’azoto
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Fondo Cipriani |
Moggi Cecchi Jacopo |
La vita e l'opera scientifica di Lidio Cipriani
pagg. 11 - 18
abstract
La figura e l’opera dell’antropologo italiano Lidio Cipriani sono state nel tempo oggetto di valutazioni controverse e di giudizi fortemente negativi. La sua attività scientifica si colloca tra il 1927, anno della sua prima missione tra le popolazioni zulu, e il 1953; ha riguardato gran parte del continente africano, specie il Sudafrica e l’Etiopia, ma anche l’India dove ha trascorso molti anni occupandosi soprattutto delle isole Andaman. Dalle varie spedizioni scientifiche ha sempre riportato notevoli quantità di materiali antropologici, etnografici, zoologici e botanici, soprattutto migliaia e migliaia di fotografie che scattava personalmente
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Cipriani Lidio |
Per la fotografia a servizio della scienza
pagg. 19 - 20
abstract
L’antropologo, l’etnologo, il botanico, il geologo e chi studia le varie specie animali ha spesso necessità di utilizzare la fotografia come strumento a supporto delle proprie indagini e ricerche. E’ bene però che siano gli stessi studiosi a fare le fotografie di cui necessitano senza ricorrere ai professionisti non in grado di “vedere” ciò che interessa allo specialista. La fotografia ovviamente è utile nella misura in cui si rivela pratica, efficiente e facile, considerate in particolare le condizioni disagiate in cui per lo più questi studiosi si trovano ad operare. L’autore di queste considerazioni ritiene che la leica sia lo strumento idoneo, particolarmente indicato per questo tipo di impiego
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Chiozzi Paolo |
Gli album fotografici di Lidio Cipriani (1927-1955)
pagg. 21 - 28
abstract
L’antropologo italiano Lidio Cipriani era solito utilizzare la macchina fotografica per realizzare riprese in occasione delle campagne che lo vedevano impegnato in Africa, in Europa, in India. Era lo strumento che gli permetteva di raccogliere una documentazione utile per approfondire gli studi sulle popolazioni. Il numero di immagini che egli ha realizzato nell’arco di un trentennio è molto alto, forse di poco inferiore ai 30.000 scatti. Nel saggio sono discusse le idee di Cipriani sull’antropologia, il rapporto tra ricerca scientifica e fotografia, l’uso che fa della fotografia in relazione ai soggetti indagati. In appendice una descrizione del Fondo Fotografico Cipriani al momento depositato presso il Museo di Antropologia e Etnologia dell’università di Firenze
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Redazione di «AFT» |
Nota
pag. 29
abstract
L’Archivio Fotografico Toscano conserva 16 album con complessive 1.500 immagini circa, datate dal 1927 al 1953. Le fotografie, nel formato 24x30 cm, tutte in bianco/nero, sono state stampate a Firenze presso lo studio Lumachi come risulta dalle ricevute che si conservano di consegna e pagamento. La scelta delle immagini e quindi la composizione degli album è stata curata direttamente da Cipriani. All’interno degli album le fotografie sono incollate sul recto e sul verso di pagine in tela, interfogliate da carte sulle quali sono riportate, dattiloscritte, la numerazione e le didascalie; solo negli ultimi due album le scritte sono a mano Per ogni stampa, con esclusione degli utili due album, è dato anche il numero di negativo corrispondente
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Metodo, Storia e Fotografia |
Contini Giovanni |
Storia di una famiglia contadina e delle sue fotografie
pagg. 54 - 64
abstract
Le fotografie e gli album di famiglia rivestono una grande importanza nelle ricerche di storia orale, perché sono in grado di provocare nelle persone intervistate ricordi che aprono interessanti finestre sul passato. A prescindere da questa specifica utilizzazione, le fotografie costituiscono una fonte di conoscenza utile, anche se raramente, messe a confronto con altre fonti, offrono informazioni completamente nuove o capaci di ribaltare risultati già acquisiti. Possono però confermare ciò che si sa, suggerire nuovi quesiti, introdurre dubbi, soprattutto permettono di conoscere quella che è la vita di tutti i giorni, il tipo di organizzazione, i gruppi, i ruoli, le funzioni. In questo senso le fotografie si sono rivelate fondamentali per conoscere e ricostruire le vicende della famiglia Caroti, attivando una sorta di auto rappresentazione
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I Nostri Antenati |
Paoli Silvia |
La fotografia a Milano: il periodo del collodio
pagg. 65 - 75
abstract
Il procedimento al collodio si diffuse a Milano a partire dal 1850 circa, segnando l’inizio di una nuova e diversa stagione per la fotografia: incremento del numero degli studi fotografici e degli atelier per ritratti, comparsa delle prime ditte impegnate nella produzione industriale e nella distribuzione dei prodotti chimici o altri materiali, fotografi con solide conoscenze tecnico-scientifiche, affermazione di un’editoria che a Milano significò anche la stampa della prima rivista di fotografia, “La Camera Oscura”, fondata nel 1863 e qui pubblicata fino al 1867. Tra i fotografi con studio e attività a Milano: Alessandro Duroni, Luigi Sacchi, Pompeo Pozzi, Giulio Rossi, Icilio Calzolari. Oltre al ritratto ciò che attraeva l'interesse e l'attenzione dei fotografi erano i monumenti e la città nei suoi aspetti urbanistici e di costume. Hippolyte Deroche e Francesco Heyland documentarono le fasi della costruzione della Galleria Vittorio Emanuele, mentre lo studio Ganzini, fondato nel 1862, fotografò la Galleria a lavori ultimati
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Qualche libro |
Guarnieri Patrizia |
Scrittori e fotografia
pagg. 76 - 77
recensioni
Gli scrittori e la fotografia, a cura di D. Mormorio, prefazione di L. Sciascia. Roma, Editori Riuniti, 1988; I. Calvino, Gli amori difficili, Torino, Einaudi, 1958; E. Cecchi, Sul ritratto di una bambina dormiente, 1927
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Tempesti Fernando |
Dentro la fotografia
pag. 76
recensioni
La Trieste dei Wulz. Volti di una storia. Fotografie 1860-1980 a cura di E. Guadagnini, I. Zannier con un'appendice di P.Costantini. Firenze, Alinari, 1989
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Tomassini Luigi |
Amelia allo specchio
pagg. 77 - 79
recensioni
Amelia un secolo di storia allo specchio 1860-1960. Amelia, Gruppo di ricerca fotografica, 1989
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