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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Berselli Silvia |
I negativi fotografici su pellicola di nitrato. Problemi di conservazione e di archiviazione
pagg. 4 - 7
abstract
Nel 1889 la Eastman Kodak mise in commercio i primi negativi fotografici su pellicola al nitrato di cellulosa: una pellicola flessibile, leggera e infrangibile, che però sviluppa gas pericolosi e tende a decomporsi con seri rischi di autocombustione quando la decomposizione è a uno stadio avanzato. Per questi motivi è buona prassi che, in sede di archiviazione, i negativi al nitrato presenti in una collezione vengano identificati e separati dagli altri materiali, collocadoli in un ambiente a bassa temperatura e con un tasso di umidità relativa tra i 30 e i 50 gradi centigradi. Consigliabile inoltre eseguire copie di riproduzione su pellicola di sicurezza quando gli originali sono ancora in buono stato di conservazione
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Lusini Sauro |
La fotografia dimenticata. Fotografie e Beni culturali
pagg. 8 - 13
abstract
Promosso dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, si è svolto a Roma in ottobre, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni della fotografia, un convegno sul tema “Le fototeche come conoscenza, tutela e valorizzazione dei beni culturali”. Il convegno ha registrato l’intervento di numerosi e qualificati relatori, ed è stato concluso da una tavola rotonda sul tema “Il futuro delle fototeche: prospettive ed esperienze a confronto”. Poco dopo, a novembre, si è tenuto, sempre a Roma, a cura dell’Istituto Nazionale per la Grafica, un seminario sul tema “Il restauro delle fotografie Bonaventura”. I due incontri hanno posto al centro del dibattito i temi della catalogazione, consultazione e conservazione, dando il segno di un’inversione di tendenza rispetto ai problemi della conoscenza e tutela del patrimonio fotografico in Italia
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Fondo Vichi |
Vichi Marco |
Ferdinando Vichi scultore e fotografo
pagg. 14 - 16
abstract
Uomo arguto, dalla parola pronta e pungente, generoso e semplice, Ferdinando Vichi era nato a Firenze nel 1875 dove morì nel 1941. Conosciuto e apprezzato come scultore, di lui si ricordano numerosi ritratti di personaggi importanti, italiani e stranieri. Alla fotografia si interessò fin da giovane, forse spinto dal bisogno di avere modelli di riferimento da cui trarre ispirazione e da imitare. Questa attività divenne nel tempo una passione autonoma, distinta dalla professione, un hobby divertente che sviluppò ritraendo amici, famigliari, vedute di Firenze e di Settignano dove possedeva una villa nella quale era solito riunire ogni sabato i parenti e incontrare noti personaggi dello spettacolo, dell’arte, della cultura
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Redazione di «AFT» |
Nota
pag. 17
abstract
Contenuto, natura e consietnza del fondo di fotografie dello scultore fiorentino Ferdinando Vich
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Metodo, Storia e Fotografia |
Chiozzi Paolo |
Storia, Antropologia, Fotografia. Alcune considerazione metodologiche sulla utilità degli archivi e dei fondi fotografici
pagg. 46 - 51
abstract
I rapporti tra scienze umane e fotografia sono stati da sempre oggetto di riflessione e dibattito. Alle scienze antropologiche va il merito di aver colto con tempestività le prospettive aperte dalla nuova tecnica, ma solo molto tardi l’antropologia ha scoperto le potenzialità offerte dalle fotografie fatte da persone diverse dagli stessi ricercatori. Su questo argomento l’antropologia non ha riflettuto a sufficienza e le fotografie d’epoca, conservate negli archivi, solo da poco hanno ricevuto l’attenzione che meritano. Condividendo posizioni proprie dello storico, l’antropologia ha teso ad enfatizzare la funzione di “documento visivo” e di rappresentazione oggettiva del reale, quando invece l’attenzione andrebbe rivolta alle modalità e condizioni storiche, sociali e culturali in cui i documenti fotografici sono stati prodotti
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I Nostri Antenati |
Borzani Luca |
L'immagine dell'industria: il caso Ansaldo
pagg. 52 - 64
abstract
La produzione fotografica della ditta Ansaldo divenne importante specie per le iniziative prese dai figli di Ferdinando Perrone: Maria, Mario e Pio ai quali si deve il programma da cui prese il via la messa a fuoco di una riconoscibilità ideale dell’azienda nella quale si identificassero i dipendenti e alla quale facesse riferimento la grande committenza. A loro si deve anche la creazione di un gabinetto fotografico all’interno dell’azienda per la produzione delle immagini riguardanti tutti gli aspetti del ciclo produttivo: le merci, gli ambienti di lavoro, i macchinari, le personalità in visita, gli operai. Il gabinetto fotografico, diretto da Silvio Ornano, assunse grande importanza durante la guerra: tra il 1915 e il 1918, produsse circa 150.000 fotografie. In appendice sono trascritte alcune lettere dei fratelli indirizzate al gabinetto fotografico
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Paoli Silvia |
Le origini della fotografia a Milano. Dagherrotipi e stampe da calotipo
pagg. 65 - 75
abstract
La notizia riguardante l’invenzione di Daguerre, e la pratica della dagherrotipia si diffusero a Milano subito dopo l’annuncio fatto da Arago nel 1839 all’Accademia delle Scienze. Tra i primi a dedicarsi alla nuova tecnica l’ottico Alessandro Duroni, mentre gli editori Artaria, già nel 1840, dettero seguito alla pubblicazione della prima serie di vedute di città italiane sotto il titolo "Le Daguerréotype". Anche la calotipia fu ben presto conosciuta e praticata a Milano. Tra i primi Augusto Agricola e Luigi Sacchi. Dagherrotipia e Calotipia furono poi soppiantate, intorno al 1860, dal collodio
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Prove di luci per un ritratto |
Tempesti Fernando |
La fotografia
pagg. 76 - 77
abstract
Messa a fuoco della fotografia, in particolare del difficile rapporto tra fotografia e arte, qui proposto attraverso la presentazione di tre mostre allestite per le celebrazioni dei 150 anni della fotografia: la prima a cura di Paolo Costantini, Silvio Fuso, Sandro Mescola e Italo Zannier ha per tema la fotografia italiana dal 1839 al 1989, la seconda a cura di Giuseppe Marcenaro è dedicata ad Alfred NoacK inventore della Riviera, la terza curata da Jean-Francois Chevrier e James Lingwood ha per titolo “un’altra oggettività” . Chi scrive sottolinea la necessità, a proposito di fotografia e arte, di tornare al punto di partenza, a ciò che sta a monte dell’intera discussione, ponendo al centro il tema del “visibile”, “senza cercare conforti e consacrazioni nel già visto, nel già fatto, nell’artistico, nel fotografato”
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Qualche libro |
Labanca Nicola |
Fotografie coloniali dall'Africa Italiana
pagg. 78 - 79
recensioni
L'Africa dall'immaginario alle immagini. Scritti e immagini nei fondi della Biblioteca Reale. A cura di A. Triulzi. Torino, 1989
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