Questo saggio trae spunto e motivazione dall’indagine conoscitiva avviata dall’Archivio Fotografico Toscano per la ricognizione del patrimonio fotografico conservato da enti e istituzioni pubbliche in Toscana. In particolare viene presa in esame l’ipotesi che le informazioni raccolte, con riferimento alle immagini, alle pubblicazioni e agli oggetti, possano in prospettiva andare a formare una banca dati della fotografia da costruire possibilmente in collaborazione e con la partecipazione di altri soggetti, pubblici e privat

Il confronto tra le fotografie di Lorenzo Gori Montanelli e Guido Biffoli, realizzate tra il 1950 e il 1960, offre lo spunto per alcune considerazioni riguardanti la casa colonica in Toscana, vista nelle sue componenti e tipologie, al paesaggio, ai cambiamenti intervenuti a seguito dell’abbandono delle campagne e delle tradizionali attività agricole. Più che l’occasione per ricostruire un pezzo della nostra storia recente, il saggio mira a recuperare valori di civiltà e di cultura che l’hanno segnata, ai quali pare opportuno dovrebbe richiamarsi sempre l’azione di intervento e di tutela delle Amministrazioni pubbliche

I fondi fotografici “Guido Biffoli” costituito da 10.000 negativi circa, 2.400 diapositive, 300 stampe e “Lorenzo Gori Montanelli” con 730 negativi circa, 420 stampe, 260 diapositive costituiscono un’interessantissima documentazione della casa colonica e del paesaggio toscano. Le fotografie sono state realizzate tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Ottanta per quanto riguarda il fondo Biffoli, a cavallo degli anni Sessanta per il fondo Gori Montanelli

Un’analisi attenta della produzione fotografica di Guido Biffoli con particolare attenzione ai gusti dell’autore, alla sua cultura, alle amicizie, alle frequentazioni, alle pubblicazioni, all’amore per la campagna toscana e la città di Firenze di cui in particolare ritrae i vicoli e gli angoli caratteristici. Le fotografie su Firenze erano parte di una ricerca finalizzata alla realizzazione di un volume costruito su sequenze iconografiche che però non venne mai realizzato. Attraverso una scelta significativa di immagini tratte da quella ricerca, l’autore ricostruisce l’immagine che Biffoli intendeva dare di Firenze, la qualità del suo lavoro fotografico, le scelte tecniche, l’equilibrio compositivo, ma anche l’eccessivo intellettualismo e il sentimentalismo che ne costituiscono il limite

Tra la primavera e l’autunno del 1996 fu avviata e conclusa un'indagine riguardante la città di Livorno per identificare le raccolte fotografiche conservate dalle istituzioni pubbliche. L’indagine era parte di un progetto più vasto promosso e curato dal’Archivio Fotografico Toscano che si proponeva di procedere alla ricognizione sistematica dell’intero patrimonio fotografico regionale e alla creazione di una banca dati riguardante la fotografia storica in Toscana. L’autore di questo saggio che ha collaborato alla realizzazione del programma illustra i risultati dell'indagine e i vantaggi conseguenti per la ricostruzione a livello locale della storia della fotografia

Chiunque fotografa la città è portato a spostare l’attenzione sulle architetture e i palazzi, le strade e le piazze, la gente e i luoghi di ritrovo, secondo un percorso che dal centro muove verso la periferia e le sue situazioni di degrado ambientale, urbanistico, architettonico, sociale. Davide Virdis attua un procedimento inverso che lo porta a conoscere la città muovendo dall’esterno, da “visitatore”, in uno sforzo concettuale che mira a recuperare il contesto originario da cui la città di Prato trae origine, ritrovando i legami con la campagna. In questo modo, la ricerca fotografica non mira tanto a documentare una realtà quanto a interpretarla, e ne offre i codici di lettura

La vicenda umana e professionale di Guido Biffoli, il cerchio delle amicizie fiorentine, gli affetti famigliari, il tenero legame con la moglie Tina appassionata di arte, l’amore per la campagna toscana e per Firenze, l’interesse alla fotografia praticata fin da giovane, la straordinaria lucidità intellettuale intrisa di uno struggente sentimento nostalgico, un po’ malinconico: sono i contenuti di questo profilo che descrive un personaggio schivo e poco curante della notorietà, compresa quella che gli poteva derivare dalla pratica fotografica

L’attenzione per l’architettura e la sua storia, nel contesto della cultura fiorentina, e più in generale italiana, fino alle sue ascendenze rinascimentali, costituisce il filo rosso degli interessi e dell’opera di Lorenzo Gori Montanelli di cui il libro “Architettura rurale toscana” rappresenta il suggello, teorico e visivo. Con esso l’intero corpus di fotografie, nate con e per il libro, testimonianza di un impegno e di una passione per un tema - le case coloniche in Toscana - facile solo in apparenza, mai indagato con altrettanto esprit de finesse e spirito di sistema, in un momento fatale tra la fine degli anni Cinquanta e i primissimi anni Sessanta del Novecento