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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Berselli Silvia |
I dagherrotipi della fototeca Panizzi di Reggio Emilia. Problemi di conservazione e restauro
pagg. 4 - 6
abstract
Il dagherrotipo rappresenta la più affascinante e più preziosa tipologia di immagini realizzate dalla tecnica fotografica nell’arco della sua storia, ma anche la più delicata e fragile, per la composizione della lastra costituita da una sottilissima pellicola di argento e mercurio, e per la naturale predisposizione a subire processi di alterazione chimica, in primo luogo l’ossidazione. Per questo l’interesse per il restauro dei dagherrotipi è sempre stato molto forte, ma i risultati ottenuti non sempre sono stati soddisfacenti. Qui vengono descritti i principali metodi di intervento utilòizzati, in passato ed oggi, e le controindicazioni che ciascuno di essi comporta per la conservazione
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Gasparini Laura |
I dagherrotipi della fototeca Panizzi di Reggio Emilia. Loro acquisizione e restauro
pagg. 7 - 24
abstract
Presso la biblioteca Panizzi di Reggio Emilia si è costituita, a partire dal 1980, una fototeca per la raccolta, catalogazione e conservazione delle fotografie storiche riguardanti la città. Di recente la fototeca ha acquistato da privati alcuni dagherrotipi che, oltre ad arricchire la collezione, permettono di documentare le origini della fotografia a Reggio, in particolare con riferimento alla produzione da parte di fotografi itineranti. Tra i dagherrotipi acquistati, il più interessante raffigura Albertina Montenovo contessa Sanvitale, databile al 1846 e probabilmente opera di Alphonse Bernoud. Il dagherrotipo si segnala per la tecnica di colorazione a mano e per il tipo di confezione che lo contiene
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Metodo, Storia e Fotografia |
Fania Nazario |
Il volto "notturno" della fotografia
pagg. 25 - 27
abstract
Se il volto “diurno” della fotografia, ovvero il suo manifestarsi come attività artistica e scientifica, è oggetto di numerose ricostruzioni, poco indagata è la pratica “notturna” riferita alle carceri, ai commissariati di polizia, ai riformatori, agli ospedali, ai manicomi, alle caserme. Al “volto notturno” della fotografia è dedicato questo saggio che prende in esame due direzioni di sviluppo: da un lato come pratica che accompagna e asseconda la diffusione sempre più articolata e penetrante degli apparati di controllo e di repressione dello Stato; dall’altro come tecnica che agevola e legittima l’impresa “scientifica” di produzione di nuove definizioni del “normale” e del “patologico” in una società che va perdendo i criteri tradizionali di definizione del Bene e del Male
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Bassotti Tiziana |
L'esperienza fotografica di Antonio Vortigerno Marchesini nell'Agro Pontino
pagg. 28 - 37
abstract
Tra il 1930 e il 1940, Antonio Vortigerno Marchesini, nato a Copparo (Ferrara) nel 1908, realizzò nell’Agro Pontino dove si era trasferito a Borgo Hermada con la famiglia, nel 1934, una serie di fotografie per documentare gli aspetti della vita e del lavoro. Di quelle fotografie ne sono state recuperato un buon numero presso le famiglie che ancora vivono nella zona, dalle quali è stato possibile ricostruire, attraverso le testimonianze orali raccolte, la storia di quell’esperienza migratoria che riguardò, dopo gli anni Trenta, un numero molto alto di persone e di famiglie provenienti dall’Italia settentrionale. In una lunga intervista al vecchio fotografo è ricostruita la vicenda della sua formazione giovanile e le difficoltà incontrate nello svolgimento della sua attività
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I Nostri Antenati |
Marcenaro Giuseppe |
Alphonse Bernoud e i fotografi ambulanti sulla costa ligure (1839-1870)
pagg. 38 - 47
abstract
Della miniatura alla quale di fatto si sostituì, il dagherrotipo conserva il modello esterno, in particolare le preziose cornici dentro le quali veniva rinchiuso, protetto da velluti in scatolette di tartaruga o altri materiali rari. Alla dagherrotipia e ai primi dagherrotipisti, alcuni conosciuti altri anonimi, che sostarono a Genova e nella Riviera è dedicato questo saggio che ricorda in particolare Alphonse Bernoud, presente a Genova tra il 1842 e il 1850, di cui restano un diecina di dagherrotipi come il notissimo “Ritratto di uomo con lettera” e Alfredo Noack che della Riviera può ritenersi il vero “inventore” dal punto di vista dell’immagine
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Rosati Romano |
Guido Calvi nobile fotografo
pagg. 48 - 51
abstract
Al fotografo dilettante Guido Calvi, nato a Parma il 16 febbraio 1827 e morto a San Martino Sinzano il 29 luglio 1906, è dedicata questa breve biografia che ripercorre le tappe della sua formazione alla scuola di dagherrotipisti di passaggio, gli studi in giurisprudenza, il soggiorno a Parigi tra il 1859 e il 1860 dove conobbe Gustave Le Gray, le simpatie liberali e le amicizie politiche, l’attività di fotografo a Parma dove aprì un atelier in borgo della Macina poi in borgo Riolo, l’abbandono nel 1865 dell’attività di fotografo diventata nel frattempo più fatto di quantità che di qualità, la sperimentazione e la pratica nella tarda età dei nuovi procedimenti alla gelatina-bromuro d’argento
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Paoli Silvia |
Lo Studio e laboratorio fotografico Artico
pagg. 52 - 65
abstract
Lo studio fotografico e laboratorio “Varischi Artico e C.” nasce a Milano nel 1900, rilevando l’attività del fotografo Ricci specializzato in ritratti, con una ricca clientela di borghesi e aristocratici. Del nuovo studio erano soci: Giovanni Artico, Arturo Varischi e Angelo Pettazzi, quest’ultimo affermato commerciante, produttore di apparecchi fotografici con la ditta omonima fondata nel 1871. Giovanni Artico e Umberto Varischi invece avevano lavorato presso Ricci. Lo studio “Varischi Artico e C.” divenne molto conosciuto a Milano, per il ritratto infantile e di personaggi famosi del mondo della musica, del teatro, della letteratura. Dell’attività dello studio rimangono una settantina di stampe originali, quasi tutte autografate, datate per la maggior parte tra il 1900 e il 1910
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Archivio Domani |
Panerai Marco |
Il graffio della luce
pagg. 66 - 73
abstract
Richiamando il problema generale della “visione” e i condizionamenti culturali ai quali ognuno di noi è soggetto nel modo di comprendere la realtà, l’autore prende in esame uno degli aspetti più propri della fotografia - la matericità o texture - che discute sotto l’aspetto tecnico e comunicativo con riferimento in particolare alla fotografia pubblicitaria
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Prove di luci per un ritratto |
Pelizzari Maria Antonella |
I "vasi comunicanti" della fotografia
pagg. 74 - 77
abstract
Sotto la spinta della forte emozione causata dalla notizia della morte di Beaumont Newall, l’autrice di questo saggio ripercorre le tappe fondamentali e più significative della biografia intellettuale e professionale dello studioso per ciò che egli ha rappresentato per la storia della fotografia. Più in generale si interroga, in un ideale e sottinteso raffronto con la situazione italiana, sul ruolo e la collocazione della fotografia nella gerarchia delle discipline storico-artistiche all’interno dell’università, in un continente così vasto e all’avanguardia come sono gli Stati Uniti
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Qualche libro |
Chiozzi Paolo |
Antropologia, psicologia e album di famiglia
pagg. 78 - 79
recensioni
L. Berman. La fototerapia in psicologia clinica. Trento, 1996; R. Chalfen, Sorrida prego! La costruzione sociale della vita quotidiana. Milano, Mondadori, 1996
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Tempesti Fernando |
Teoria e storia della fotografia perduta nei meandri della storia dell'arte
pag. 79
recensioni
R. Krauss. Teoria e storia della fotografia. Bruno Mondadori
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