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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Romano Scardaccione Francesca |
La prima guerra mondiale nelle fotografie del Ministero delle armi e munizioni. Progetto di informatizzazione
pagg. 4 - 7
abstract
Tra i tanti documenti che il Ministero delle Armi e Munizioni, costituito nel 1917 per far fronte alle necessità della guerra, ha lasciato in eredità, figura anche un copioso numero di fotografie oggi conservate dall’Archivio Centrale dello Stato. Sono immagini che rivestono un grande interesse storico, perché permettono di verificare da un lato lo stato dell’industria e della produzione italiane, dall’altro le condizioni di lavoro delle persone che vi erano impiegate, compresi donne e bambini. Qui viene data una breve descrizione del fondo e viene descritto il progetto di informatizzazione che l’istituto ha definito allo scopo di provvedere al censimento e all’ordinamento delle fotografie che compongono il fondo. Tra gli obiettivi del progetto, quello di proporsi come modello per altri archivi in vista della costituzione di un’unica banca dati informatizzata
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Album Prima Guerra Mondiale |
Greco Andrea |
Il servizio fotografico nell'esercito italiano. Il dibattito sulla documentazione fotografica agli inizi della Grande Guerra
pagg. 8 - 12
abstract
La fotografia entrò ufficialmente nelle attenzioni dell’Esercito Italiano a partire dal 1896 quando, presso la Brigata Specialisti del 3 Reggimento Genio Gruppo Aerostieri, fu costituita la Sezione fotografica. Fino a quel momento di fotografia se ne erano occupati privatamente i soldati e gli ufficiali, in particolare i veterani della guerra d’Africa. Nel contesto del dibattito che si sviluppò in Italia durante la prima guerra mondiale riguardo all’impiego della fotografia per scopi di documentazione, si ricorda qui il progetto di Namias, poi integrato con altro analogo di Curti, per documentare in forma sistematica le vicende e i vari fronti del conflitto. Il progetto venne esposto sulla rivista “Progresso Fotografico”, ma non produsse nessun risultato pratico, perché osteggiato dal Ministero della Guerra e dal Comitato Nazionale per la storia del Risorgimento
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Metodo, Storia e Fotografia |
Tomassini Luigi |
Immagini della grande guerra. Fra pubblico e privato. I parte
pagg. 35 - 47
abstract
La produzione fotografica sulla Grande Guerra rappresenta un universo sommerso, per gran parte da esplorare, riconducibile fondamentalmente a due generi distinti: la fotografia "ufficiale” che persegue intenti documentaristici o mira a valorizzare lo sforzo bellico, la fotografia "privata” più attenta ai bisogni e ai gusti delle persone. L’interesse dello storico riguarda entrambi questi aspetti che rimandano da un lato al valore di testimonianza delle fotografie come fonte d’informazione su fatti, personaggi e avvenimenti, dall’altro alla fotografia per se stessa in quanto fatto che interviene direttamente e condiziona la dialettica sociale e culturale. Per questo, quando lo storico parla delle fotografia, ciò che gli interessa capire è non solo cosa rappresentano, ma anche perché lo rappresentano e perché in quel modo; diventa importante quindi cogliere la differenza che passa tra uno sguardo "ufficiale” e uno sguardo "privato”
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Fabi Lucio |
Grande Guerra e fotografia. Appunti su fonti, ricerche, interpretazioni
pagg. 48 - 59
abstract
La prima guerra mondiale ebbe nella fotografia una delle forme più interessanti di rappresentazione. Accanto alle fotografie ufficiali dei vari reparti - un patrimonio che per l’Italia viene valutato in circa 150.000 scatti - si hanno le fotografie private dei soldati e dei graduati la cui funzione fu soprattutto di mantenere i collegamenti tra le truppe al fronte e le famiglie, ma anche di testimoniare una personale adesione alla guerra. Si tratta in questo caso di un patrimonio di cui non è dato valutare la consistenza, perché mai è stata avviata una forma di censimento, e che purtroppo gode di scarsa considerazione da parte degli storici che ne fanno un uso limitato nelle loro pubblicazioni, non di rado improprio. Seguono un elenco dei fondi fotografici più conosciuti, pubblici e privati, ed alcune considerazioni sull’impiego delle fotografie storiche, sia ufficiali che amatoriali, nella ricostruzione delle vicende belliche
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I Nostri Antenati |
Pestelli Giovanni |
La Grande Guerra nelle fotografie di un soldato fotografo (Fronte Italiano)
pagg. 60 - 64
abstract
Edoardo Pestelli fiorentino di nascita, di professione commerciante, tenente del Genio durante la prima guerra mondiale, è una delle tante figure di soldato fotografo di cui quella guerra fu particolarmente ricca. Un migliaio circa di sue fotografie riguardanti la guerra, a partire dalla fine dell’Ottocento in Africa, sono conservate dalla famiglia. Il nipote le ha recuperate insieme con la numerosa corrispondenza, soprattutto con la moglie. Sono una testimonianza ulteriore del legame che la fotografia venne ad assicurare tra il fronte della guerra e il fronte della pace rappresentato dai parenti a casa
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Archivio Domani |
Chiozzi Paolo |
Una dinamica adattiva: immagini di vita quotidiana a Sarajevo. Le fotografie di Emil Grebenar
pagg. 65 - 73
abstract
Tra le tantissime fotografie che il fotografo bosniaco Emil Grebenar realizzò a Sarajevo durante la guerra, qui sono considerate solo quelle che rappresentano la vita quotidiana in città. Si verifica in questo modo come un approccio di tipo "emico” (in cui l’attenzione è tutta "interna" sui soggetti coinvolti) contrapposto a un approccio di tipo “etico” (in cui l’attenzione è su chi osserva "dall’esterno"), se applicato nell’ambito dell’antropologia della comunicazione visiva, può aiutare a capire i processi di cambiamento sociale e culturale nel momento in cui si stanno compiendo
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Prove di luci per un ritratto |
Tempesti Fernando |
Il ritratto
pagg. 74 - 76
abstract
In premessa a un breve racconto di Olindo Guerrini (in arte Lorenzo Stecchetti) che descrive le emozioni suscitate dalla visione di un ritratto in carte de visite raffigurante una giovinetta, l’autore si sofferma su tre momenti che hanno a che fare con l’analisi del ritratto fotografico. Lo fa sviluppando alcune considerazioni in margine alla mostra "L’io e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia” esposta a Venezia, poi a Firenze. Il primo riguarda l’abitudine che abbiamo ad identificare il soggetto in riferimento alla sua collocazione e condizione sociale; il secondo, la tendenza a dare importanza alla quantità per cui una faccia che ci è mostrata più volte o in diverse circostanze diventa più importante e fotograficamente interessante; il terzo, che siamo portati ad uniformare il nostro vedere allo schema improprio della citazione invece che alla percezione, per cui sostituiamo al "vedere per credere” il "credere per vedere” o il "credere di vedere”
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Qualche libro |
Lusini Sauro |
A proposito di fotografia e cultura fotografica. Mostre, convegni, libri
pagg. 77 - 79
recensioni
La catalogazione informatica dei beni fotografici in Italia. San Casciano dei Bagni, 22-23 settembre 1995
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