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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Meloni Trkulia Silvia |
La nascita dei Photo Archives di Washington e l'opera di Sandrino Contini Bonacossi
pagg. 4 - 6
abstract
Nei primi anni Settanta, grazie anche all’attività di intermediazione di Alessandro Contini Bonacossi, un certo numero di fotografie, provenienti da studi fotografici italiani, presero la strada dell’America e andarono a formare un nucleo della nascente fototeca presso la National Gallery di Washington. Tra queste un migliaio circa di negative dello Studio Reali il cui ultimo rappresentante, Rodolfo, ben noto agli storici dell’arte, ormai anziano, aveva deciso di mettere sul mercato. Nell’articolo sono ricostruite le tappe di questo trasferimento e il ruolo avuto da Alessandro Contini Bonacossi. In appendice il contenuto di alcuni inserti intestati a Reali, Reali-Brugnoli e Reali-Acton, conservati presso i Photo Archives della National Gallery di Washington con la corrispondenza di Alessandro Contini Bonacossi
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Fondo Società Africana d’Italia |
Triulzi Alessandro |
Africa: dieci anni di indagine. A che punto siamo
pagg. 7 - 11
abstract
Dalla metà degli anni Ottanta, con la pubblicazione del saggio di Cristraud Geary "Photographs as Materials for African History. Some Methodological Considerations”, ha inizio la riflessione sull’impiego della fotografia come documento e fonte per la storia dell’Africa. L’autore di questo saggio parla della sua esperienza, maturata con le ricerche condotte sul fondo di fotografie della Società Africana d’Italia a Napoli e sulla fototeca dell’ex-Museo Coloniale oggi conservata a Roma dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (già Istituto Italo-Africano). Conclude con alcune considerazioni che riguardano la rappresentazione dell’altro, tema che contraddistingue una vasta produzione critica tesa a definire la fotografia interculturale oggi rappresentata sostanzialmente, citando Geary, da "fotografi europei che fotografano membri di altre culture”
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Palma Silvana |
La Società Africana d’Italia
pagg. 12 - 16
abstract
Costituita nel 1880 come "Club Africano”, la Società Africana d’Italia, pur non disponendo di grandi risorse finanziarie, riuscì ad accumulare nel tempo, attraverso donazioni e lasciti, un ingente e prezioso patrimonio documentario tra cui una ricca collezione di fotografie. Alterne vicende, legate alla vita della Società costretta a cambiare più volte di sede, nonché eventi eccezionali tra cui il terremoto che colpì Napoli nel 1980, hanno contribuito alla parziale dispersione del materiale fotografico. Oggi non è possibile sapere con esattezza quale ne fosse originariamente la consistenza; si conosce solo ciò che resta, conservato presso la biblioteca "Matteo Ripa” dell’Istituto Universitario Orientale dove la collezione fu trasferita nel 1975: 7.000 immagini tra fotografie, cartoline, incisioni e litografie, di cui 4.500 circa albumine riunite in 89 volumi che illustrano il territorio africano e le sue genti. Le restanti 2.500 sono fotografie sciolte che risalgono agli anni Trenta
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Metodo, Storia e Fotografia |
Geary Christaud M. |
Pratica fotografica in Africa. Fotografia storica e problemi di contestualizzazione
pagg. 38 - 51
abstract
L’interesse per la fotografia come fonte e documento per la storia si viene imponendo in maniera sempre più accentuata tra gli studiosi. Ciò ha portato in primo piano i problemi riguardanti l’interpretazione delle immagini sui quali si è impegnata la riflessione critica. In questo studio vengono presi in esame due esempi di fotografie utilizzate nella ricostruzione della storia dell’Africa e dell’arte africana: nel primo caso si tratta di una fotografia che riproduce due figure reliquarie Fang pubblicata per la prima volta da Zimmermann nel 1914; nel secondo caso di una serie di foto di Eliot Elisofon relative a un tipo di mascherata dei Bamana del Mali. L’osservazione di queste immagini è l’occasione per discutere alcuni dei problemi che inevitabilmente si presentano quando le fotografie sono impiegate senza un’adeguata analisi del contesto storico al quale rimandano
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I Nostri Antenati |
Perret Michel |
Il ritratto del re da Menelik a Haylè Sellasiè
pagg. 52 - 58
abstract
Il ritratto del re ha costituito il tipo di fotografia che ha svolto, nell’Etiopia contemporanea, un’importante funzione politica. Fondamentalmente assolveva a una duplice finalità: assicurare, attraverso l’immagine, la presenza del sovrano sull’intero territorio, mostrare i segni della potenza e le funzioni di comando che esercitava come sovrano, condottiero, amministratore della giustizia e capo religioso. In questo saggio vengono presentate e descritte alcune immagini che ritraggono il re, i membri della famiglia reale e la corte, da Menelik a Hailè Sellasiè
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Hirsch Bertrand |
Le fotografie del gebbi di Menelik a Addis Abeba. Un primo approccio
pagg. 59 - 64
abstract
Costruito a partire dal 1887 sulla collina di fronte alla città di Addis Abeba, il gebbi di Menelik fu la meta preferita e obbligata dei visitatori che alla fine dell’Ottocento arrivavano in Etiopia. Attraverso l’esame di alcune fotografie provenienti dalla collezione di Alfred Ilg, ingegnere svizzero al servizio di Menelik dal 1879 al 1906, l’autore di questo saggio ricerca i criteri che, nell’apparente disordine, presiedevano all’organizzazione dello spazio del gebbi dove ognuno dei numerosi recinti, prima in paglia poi dalla fine dell’Ottocento in pietra, rispondeva ad una precisa destinazione. Inoltre parla del rapporto di Menelik, re tecnico che aprì l’Etiopia all’Occidente, con la fotografia: di utilizzazione e di controllo
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Archivio Domani |
Papstein Robert |
L'immagine dell'Africa contemporanea
pagg. 65 - 74
abstract
Dopo aver espresso alcune valutazioni sul peso e sul ruolo che ha oggi l’immagine fotografica nel sistema della comunicazione di massa, l’autore parla della sua esperienza e illustra i problemi che si è trovato a dover affrontare e risolvere quando, inviato in Eritrea da un’agenzia di fotogiornalismo francese per riprendere la carestia e la guerra, si rese conto che il tema più interessante da riprendere non era la guerra, ma piuttosto il progetto politico e sociale che stava a monte. Allarga quindi le sue considerazioni ai non pochi problemi che si presentano quando si cerca di analizzare la fotografia come fonte per la ricerca storica - cosa questa sempre più frequente nel campo degli studi di storia africana - o quando ci si propone di fare fotografie per uso commerciale e/o per ricerche in ambito universitario
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Prove di luci per un ritratto |
Tempesti Fernando |
Fotografie e libertà per Enzo Sellerio
pagg. 75 - 76
abstract
Nella nota introduttiva al volume "Inventario Siciliano” del 1977 che contiene fotografie realizzate tra il 1954 e il 1968, Sellerio ricorda come nel momento in cui scelse di fare il fotografo, la fotografia rappresentava per lui uno "strumento di liberazione”. In seguito si dovette ricredere perché il fotografare lo aveva di fatto reso "schiavo di una routine ben più opprimente che nelle occupazioni meno eterodosse”. Ma questo, è il parere di chi scrive, è il paradosso della libertà che non si dà, né mai si è data ad alcuno, una volta per tutte. E proprio sul filo teso della libertà, affermata o negata, l’autore di questo saggio costruisce il senso della biografia di Sellerio e della sua triplice attività di fotografo, editore, collezionista ricordando di lui la prima esperienza fotografica all’interno de “Il Mondo” di Pannunzio, il legame contrastato con la natia Sicilia, i libri e le mostre prodotte, la cultura internazionale, la collaborazione con “Du”
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Qualche libro |
Tempesti Fernando |
Un secolo di ritratti difficili
pagg. 77 - 78
recensioni
L'io e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia 1895-1995. A cura di I. Zannier. Firenze, Alinari, 1995
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Chiozzi Paolo |
L'umanità davanti all'obiettivo
pagg. 78 - 79
recensioni
L'umanità davanti all'obiettivo. Firenze, Museo Nazionale di Antropologia e etnologia, 1995
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