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Editoriale
pag. 3 |
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Archivio e Conservazione |
Caputo Annarita |
La sperimentazione fotografica di Giorgio Roster. Gli appunti e le lastre fotografiche
pagg. 4 - 8
abstract
Giorgio Roster, medico e docente di Chimica Patologica e Igiene presso il Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze, iniziò a fotografare nel 1886, dedicandosi in particolare alla microfotografia, alla fotografia stereoscopica e alla telefotografia. Di lui sono state recuperate presso il Laboratorio di fotografia dell’Istituto Statale d’Arte di Firenze una quarantina di lastre negative che ritraggono la flotta italiana alla fonda nella rada di Portoferraio e vedute dell’isola d’Elba. Insieme alle lastre sono stati rinvenuti anche tre libretti di appunti sui quali Roster trascriveva a mano le sue osservazioni sui materiali e sui bagni di sviluppo. In appendice al saggio una nota nella quale Silvia Berselli descrive un intervento di restauro e consolidamento operato su una lastra che presentava rotture e distacco dell’emulsione
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Berselli Silvia |
La sperimentazione fotografica di Giorgio Roster. Gli appunti e le lastre fotografiche: descrizione di un intervento di consolidamento
pagg. 8 - 9
abstract
Descrizione dell'intervento di restauro finalizzato a fissare sulla lastra di vetro la pellicola sensile parzialmente distaccata
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Vlahov Riccardo |
Le pellicole in acetato di cellulosa. Cause ed effetti di degrado
pagg. 10 - 11
abstract
Fino a qualche anno fa era opinione comune che le pellicole in acetato di cellulosa fossero idonee alla conservazione. Recenti studi condotti presso l’Image Permanence Institute di Rochester diretto da James M. Relley hanno dimostrato al contrario che l’acetato di cellulosa, invece di essere una sostanza stabile, presenta analogie di decadimento con il nitrato, dovute al fatto che entrambi, il nitrato e l’acetato, sono derivati della cellulosa. I risultati della ricerca sono pubblicati nel volume "I. P. I.Storage Guide for Acetate Film"
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Fondo Trajna |
Contini Giovanni |
Immagini del silenzio. Un fotografo siciliano: Salvatore Trajna
pagg. 12 - 15
abstract
Salvatore Trajna iniziò a fotografare intorno al 1910, prima per passatempo poi per professione, quando, dopo il 1916, su sollecitazione del locale comando dei carabinieri, cominciò ad eseguire ritratti per fototessera alla popolazione adulta del paese che le nuove disposizioni amministrative obbligavano a dotarsi di regolare documento di identità. Di lui ci sono rimaste oltre cinquemila lastre negative su vetro nei formati che vanno dal 4,5x6 al 13x18 cm, conservate dalla famiglia. Per la maggior parte ritratti, ma non mancano riprese di avvenimenti, vedute, situazioni varie. L’autore di questo saggio ricostruisce la vicenda umana e professionale del fotografo, sordomuto, attraverso la testimonianza dell’anziana sorella Maria Luisa
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Lupo Salvatore |
Un paese del latifondo siciliano. Dalle immagini di Salvatore Trajna
pagg. 16 - 18
abstract
Conciso ed essenziale profilo della storia della Sicilia, partendo dall’analisi delle immagini di Salvatore Trajna che qui vengono comparate con le fotografie di Giovanni Verga e Louise Hamilton Caico, una giovane donna sposata ad un notabile locale. In particolare si parla del latifondo e della questione sociale che in Sicilia vuol dire questione contadina
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Metodo, Storia e Fotografia |
Migliorini Chiara |
La fotografia come modello. L'Accademia di Belle Arti di Firenze
pagg. 43 - 51
abstract
Nell’Ottocento molti artisti utilizzarono le fotografie come modello per le loro creazioni. Altrettanto fecero le scuole, soprattutto le Accademia e gli Istituti d’Arte, che se ne servirono per avere copie a disposizione da poter utilizzare per le esercitazioni degli allievi. Un ricco fondo di fotografie usate per questo scopo è conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove venne inaugurata nel 1871 una "galleria di fotografie" con riproduzioni dei disegni di antichi maestri. La biblioteca dell’Accademia conserva, oltre alle immagini, documenti dai quali è possibile ricostruire i criteri che hanno portato al formarsi della raccolta, l’impiego che veniva fatto delle fotografie, il rapporto con i fotografi, i principi ai quali ci si atteneva per concedere i permessi di riproduzione delle opere d’arte
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I Nostri Antenati |
Mormorio Diego |
Laszlo Moholy-Nagy. Spazio, tempo, luce
pagg. 52 - 58
abstract
Laszlo Moholy-Nagy rappresenta il punto centrale nella lunga stagione della fotografia sperimentale che dall’inizio del Novecento arriva alla metà degli anni Trenta. In questo saggio l’autore ricostruisce le vicende umane, artistiche e politiche della vita di Moholy-Nagy, il profondo attaccamento alla madre, la passione per la pittura maturata dopo un periodo di convalescenza nel 1919, i contatti con il gruppo d’avanguardia "Ma" grazie a cui poté dimostrare il suo talento per l’arte sperimentale, la discussa aderenza alla "dittatura del proletariato" sostenuta da Bèla Kun in Ungheria nel 1919
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Paoli Silvia |
Mondo popolare e fotografia. Alcuni esempi milanesi
pagg. 59 - 63
abstract
L’introduzione, alla fine del XIX secolo, delle procedure alla gelatina bromuro d’argento e la conseguente semplificazione delle operazioni tecniche, facilitò il diffondersi della pratica fotografica in Italia. Allo stesso tempo si registrò una più spiccata sensibilità e una maggiore consapevolezza verso il vissuto quotidiano, visto e fotografato sotto tutte le angolazioni. Il risultato fu la produzione di una sorta di catalogo che interessò i costumi, le attitudini, le arti, i mestieri, le professioni. Tra i fotografi che hanno lavorato in questa direzione a Milano si ricordano Enrico Noseda, Alessandro Perelli e Giuseppe Beltrami
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Archivio Domani |
Panerai Marco |
I colori della fotografia. Carlo Cantini e Vittore Fossati
pagg. 64 - 73
abstract
Intorno alla fotografia a colori si è delineata, pur nella inevitabile articolazione delle opinioni, una sostanziale convergenza di idee. Partendo dei lavori di due fotografi, tra loro diversi come Carlo Cantini e Vittore Fossati, l’autore di questo saggio espone alcune riflessioni su questioni tecniche e linguistiche, soffermandosi in particolare sul quesito se la fotografia a colori costituisca o meno una più fedele rappresentazione della realtà rispetto alla fotografia in bianco e nero
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Prove di luci per un ritratto |
Tempesti Fernando |
Henri Cartier-Bresson
pagg. 74 - 76
abstract
Muovendo da alcune affermazione di Henri Cartier-Bresson che si definisce "un tipo nervoso al quale piace la pittura" e sul suo rapporto con la fotografia dice di "non capirci nulla", l’autore di questo breve profilo discute della matrice surrealista delle fotografie di Cartier-Bresson (maestri René Clair e Magritte) e sviluppa alcune considerazioni sulla storia della fotografia e sul vecchio e mai chiuso problema del rapporto tra fotografia e arti figurative
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Qualche libro |
Tempesti Fernando |
L'occhio di Bruce Chatwin
pagg. 77 - 78
recensioni
B. Chatwin. L'occhio assoluto. Fotografie e taccuini. Adelphi, 1993
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Celentano Fabrizio |
1908: nasce l'industria del colore
pagg. 78 - 79
recensioni
J. Wood. The art of the autochrome. The birth of color photography. Iowa City, 1993
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